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L'isola.

Estremo lembo del Golfo delle Sirene, Procida, con una superficie di circa 4 kmq, è la terza in ordine di grandezza delle isole partenopee.

Venuti la prima volta, si ritorna sempre volentieri. Oggi come ieri, Procida è un susseguirsi di casette colorate, antichi palazzi, vedute mozzafiato, vigneti, limoneti, e poi spiagge sabbiose, insenature, sentieri, stradine, natura, mare blu, gabbiani, profumi, colori, sapori.

Non è un’isola, non è uno scoglio, è un gioiello poggiato sul mare.

Tranquilla, misteriosa, con i suoi ritmi lenti, lontana dalla mondanità e dal caos delle isole vicine, Procida è la meta degli amanti della semplicità, della tradizione, della quiete. Procida emoziona, ispira, incanta.

Procida è l’Isola della Cultura: è qui che sono state ambientate e scritte le pagine de “L’isola di Arturo”, il romanzo di Elsa Morante, vincitore del Premio Strega, che racconta la maturazione di un giovanetto, quasi segregato nell’incanto fermo dell’Isola di Procida; e sempre a Procida riconducono le parole di Alphonse De Lamartine nel suo “Graziella”, la giovane donna simbolo della bellezza procidana e del sacrificio per amore.

Per alcuni Procida è l’Isola dei Limoni, perché qui crescono limoni grossi come cedri, con un albedo (la parte bianca sotto la scorza gialla) così spesso da essere chiamato “pane”. Per altri Procida è l’isola de “Il Postino”, l’ultima pellicola del compianto Massimo Troisi.

Per tutti Procida è l’isola per antonomasia.

Elsa Morante.

Così la grande scrittrice Elsa Morante descrive Procida in una delle più belle pagine del romanzo "L'isola di Arturo". 

La mia isola ha straducce solitarie chiuse fra muri antichi, oltre i quali si stendono frutteti e vigneti che sembrano giardini imperiali.

Ha varie spiagge dalla sabbia chiara e delicata, e altre rive più piccole, coperte di ciottoli e conchiglie, e nascoste fra grandi scogliere.

Fra quelle rocce torreggianti, che sovrastano l'acqua, fanno il nido i gabbiani e le tortore selvatiche, di cui, specialmente al mattino presto, s'odono le voci, ora lamentose, ora allegre.

Là, nei giorni quieti, il mare è tenero e fresco, e si posa sulla riva come una rugiada.

Ah, io non chiederei d'essere un gabbiano, né un delfino; mi accontenterei d'essere uno scorfano, ch'è il pesce più brutto del mare, pur di trovarmi laggiù, a scherzare in quell'acqua.

Procida in lungo e in largo.

     

 

 

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